È difficile resistere al Mercato, amore mio
Di conseguenza andiamo in cerca
di rivoluzioni e vena artistica
Per questo le avanguardie erano ok,
almeno fino al ’66
ma ormai
la fine va da sé
È inevitabile
Anna pensa di soccombere al Mercato
Non lo sa perché si è laureata anni fa
credeva nella lotta, adesso sta
paralizzata in strada
finge di essere morta
scrive con lo spray
sui muri
che la catastrofe
È inevitabile
Vede la fine in metropolitana,
nella puttana che le si siede a fianco
nel tizio stanco
nella sua borsa di Dior
Legge la Fine nei saccchi dei cinesi
nei giorni spesi al centro commerciale
nel sesso orale, nel suo non eccitarla più
È difficile resistere al Mercato, Anna lo sa
Un tempo aveva un sogno stupido:
un nucleo armato terroristico
Adesso è un corpo fragile che sa
d’essere morto e sogna l’Africa.
Strafatta, compone poesie sulla Catastrofe
Muore il Mercato per autoconsunzione
Non è peccato, e non è Marx & Engels.
È l’estinzione, è un ragazzino in agonia.
[il liberismo ha i giorni contati, Baustelle]
giovedì 1 gennaio 2009
2008: la profezia pop
Speranze e propositi per l'anno nuovo: che la crisi si porti via un modo di intendere lo sviluppo in senso rettilineo e basato su un aumento progressivo della produzione (e dei consumi); che il mondo non finisca e che si capisca cosa dobbiamo fare, tutti, per avere ancora una chance; che io riesca a dimagrire almeno 6 chili; altre due cose toppsìcret.
forse, l'autore:
megafoni a blatero
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2 commenti:
oh yeah! fuck your mother now!
anch'io penso che una visione del mondo manichea sia ormai irrinunciabile e unica soluzione alla disfatta portata da un relativismo estremo in cui tutto giustifica tutto se solo guardato da un'altra prospettiva.
yeah.
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