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sabato 1 settembre 2007

Enzimi|Storie di vita: il nomade

Capita a tutti, non te la prendere.
Capita a tutti di pensare che la propria vita sia estremamente interessante, che a ricavarne un romanzo possa uscirne un capolavoro, che il fatto che il tuo ragazzo t'abbia lasciata, che non trovi un lavoro, che non sai cosa fartene del tuo futuro, che l'università non cammina e, soprattutto, che la tua voglia di scrivere ti pungola il fianco siano tutti avvenimenti degni di grande attenzione, ma, bada bene, è così solo per te.
E ricorda: anche quella che può sembrarti la pagina più vera e più sincera che tu abbia scritto è in realtà pura finzione.
Perciò, se avevi in mente di raccontare una "storia di vita", menti pure, fingi, inventa, fai in modo che quella vita contenga qualcosa che possa interessare anche persone che non indossano le tue stesse scarpe e mutande.
Ecco, costruisciti questo personaggio, riempi i suoi vuoti con pezzi di te e delle persone che hai intorno, bene, ma ricorda sempre che stai fingendo, che stai modellando un pupazzetto. Al tempo stesso, rendi questo pupazzo quanto più umano: nessuno è coerente, una persona che puoi definire "testarda" lo è solo in determinati casi, gli uomini si contraddicono, continuamente e adorabilmente. Sentimenti e tratti caratteriali sono quanto di più sopravvalutato esista, tutto, banalmente, è solo contingente. Non raccontare mai una "storia di vita" che sia la pantomima di un conflitto fra bene e male.

Fosse per me, vorrei scrivere la storia di un nomade che ha trovato, finalmente, una casa. Di una persona incessantemente in moto, leggera, veloce, vibrante, appassionata, costantemente attratta da nuovi luoghi e nuovi visi.
Uno scultore, non immolato al sacro fuoco dell'arte, ma tanto arrapato dal mondo da avere l'esigenza di affondarci le mani e modellarne un pezzetto per sé.
Un uomo che seppure, infine, si è fermato fisicamente in una vecchia casa vicino al mare e ne ha segnato il territorio piazzando le proprie sculture nel giardino tutt'intorno, non ha perso quello sguardo inafferrabile, incorruttibile e profondamente convinto che ogni cosa è meravigliosa.

Dedicato a Vale, che ancora compare e scompare qua e là, che sempre sarà per me la ragazza irrequieta che vola sulla terra, che è capace di non legarsi a nessun luogo e a nessun oggetto e, in fondo, a nessuna persona ed eppure riesce a far in modo che ogni luogo, oggetto o persona che incrocia siano indissolubilmente legati a lei, che ha reso il suo corpo stesso dimora stabile per i suoi figli, la carne dove loro si sentiranno sempre protetti, dove potranno dormire, con la sua stessa espressione pacifica, anche in mezzo alla confusione del mondo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tanti saluti a tutti i miei amici di Rotative, continuate così,
Romano Prodi