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venerdì 5 ottobre 2007

VECCHI PORCI
III
Ricongiungimenti

Si sedette sul bordo del letto, con le gambe larghe. Aveva dovuto tirare su un po' la gonna e ora aveva le ginocchia scoperte. L'infermiera lo guardava con una curiosità spenta. "Ah, lei è Ada" aveva detto, ma sembrava non crederci del tutto. Si disse fra sé che i vecchi sono come i neonati, nessuno può capire davvero se sono maschi o femmine senza guardare i genitali. Così si ricompose, stringendo le gambe e tirando un po' il bordo della gonna con il pudore di una vecchia signora, la guardò fissa e le disse di lasciarli soli.
La donna prima di andarsene gli disse che era stata lei a scrivere, sotto dettatura del signor Guideni, la cartolina. Disse povero signor Guideni, povero ci teneva molto a incontrarla di nuovo, ma ora non è più consapevole di ciò che ha intorno. Oramai. Scuoteva un po' la testa ma non era rammaricata. Povero, continuava a dire, coma diabetico, povero, ci teneva.
Le guardò il viso scialbo, con quegli occhietti che non esprimevano niente altro che un leggero rimprovero rivolto a nessuno in particolare, le gambe tozze, le mani già da vecchia. Pensò alla figliola che si era figurato qualche giorno prima con l'intenzione di tirarsi una sega.
"Dalla calligrafia ti avrei immaginata molto diversa, sai cara?"
Ecco perché non aveva funzionato, ecco perché.
Le sorrise, salutandola con il capo. I ricci della sua parrucca rimasero immobili.

Rimasto solo con quel vecchio si rimise comodo, si tolse le scarpe e allargò un po' le cosce. Se quel che rimaneva del giovane che mentre lui era prigioniero dei tedeschi in Grecia apprendeva da sua moglie i primi rudimenti del sesso avesse avuto un briciolo di vista, da quell'angolazione avrebbe potuto vedere sotto la sua gonna. Il fatto di portare le mutande di sua moglie, che fino ad allora gli era sembrato naturale, all'improvviso lo turbò. Pensare che quell'uomo avrebbe potuto sbirciare fra le sue gambe, pensare che il suo coso ora premeva contro quelle stesse mutande che aveva indossato lei. Pensare, finalmente senza più gelosia ma con una punta d'orgoglio, che quei rudimenti era stato proprio lui a insegnarli alla moglie, che prima di incontrarlo era solo spaventata dalla confusa idea del peccato che aveva. Tutto lo turbava. Piacevolmente.
Rilesse mentalmente le prime lettere che Matteo e Ada si erano scritti. I vari pezzi di ricordi con cui era riuscito a ricostruire cosa successe fra loro.
Il viso del vecchio in coma nel letto stava tornando quello dolce e sbarbato del giovanetto sulla foto. Gli prese la mano e la portò dove finalmente, insperato, aveva avvertito un movimento.
Guardò con un senso di vaga giustizia i tubi che tenevano il corpo del suo nemico sospeso in una zona imprecisata fra la vita e la morte. Nemico e ultimo amico, amico avuto pure con l'inganno, questo è vero, ma l'ultima persona che gli aveva donato delle parole d'affetto. Che non fossero rivolte direttamente a lui ma a sua moglie era insignificante, al collo aveva la catenina di lei, portava la sua gonna, scriveva con la sua calligrafia, portava le sue mutande, l'infermiera l'aveva chiamata, proprio dieci minuti prima, Ada.
Portava le sue mutande.
La mano inerme che aveva in mezzo le gambe era contemporaneamente la mano di Matteo fra le gambe di sua moglie e quella di sua moglie fra le sue gambe. Ed era la sua mano che guidava quella di entrambi, lui che alla fine si era dimostrato il più forte fra i tre, lui che alla fine era ancora vivo ed eccitato, ancora vivo e duro.
Cercò di nuovo la voce della moglie nella sua gola, sospirò prima il suo nome, così come lei, pudica, non aveva mai fatto, Elio, poi quello del suo amante.
Il corpo di Matteo fu scosso da piccoli scatti nervosi, la mano si chiuse, solo un attimo.
Elio e Ada sorridevano, finalmente riappacificati l’uno con l’altro e ognuno col proprio corpo.
Elio sfilò la mano di Matteo dalle proprie mutande, la sollevò e rimase a fissare con incredulità e soddisfazione l'ultimo insperato rigurgito della sua virilità che vi era rimasto attaccato. Scostò il lenzuolo e gliela infilò nei pantaloni del pigiama.
L'infermiera dalle piccole pi, poco più tardi, passando dal letto del povero, povero signor Guideni, avrebbe gridato al miracolo.

4 commenti:

megafoni a blatero ha detto...

Lore' e con questo abbiamo concluso i "vecchi porci"...

se ci sono domande, aspetto qui.

Anonimo ha detto...

strepitoso. ma da dove ti vengono certe idee?
nel finale c'è dentro quasi tutto, complimenti davvero.

megafoni a blatero ha detto...

grazie.
scusami, invece io di questi tempi non sono più passata dalle tue parti, non con la dovuta calma almeno.
ho visto il nuovo racconto... appena lo leggo avrai mie notizie.

Anonimo ha detto...

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